ATTENZIONE:
IL BLOG EXIT POL CESK CONSIGLIA SEMPRE LA CONSULENZA DI PROFESSIONISTI COMPETENTI NELLA CURA DEI DISTURBI MENTALI E DEL COMPORTAMENTO.

Pol Cesk

mercoledì 30 novembre 2016

David Bowie...una vera ispirazione

Ciao a tutti,
come forse saprete, quest'anno l'Italia ha ospitato la mostra itinerante "David Bowie is" dedicata a tutta la vita straordinaria di questo artista.

La mostra, conclusasi da poco, era iniziata con Bowie ancora in vita e dopo la sua morte avvenuta il 10 Gennaio 2016, gli organizzatori hanno deciso di estenderla in molti paesi del mondo tra i quali l'Italia.

Per quale motivo in un blog che tratta la fobia sociale e il disturbo bipolare ho deciso di scrivere di questo artista?

Questa scelta riguarda i miei pensieri avuti durante le crisi che ovviamente potrete leggere nella sezione Esperienza di disturbo bipolare.
In quel periodo ero estremamente affascinato dalla creatività di David Bowie e dalla sua vita spettacolare.

In particolare, visto che in una fase up si tende a impersonare un qualche figura di superuomo, mi ero identificato in un essere extra-terrestre e il personaggio famoso più corrispondente a questa descrizione da cui trarre ispirazione era sicuramente questo artista.

Fin da giovane David ha giocato con la sua immagine di alieno e in tutto quello che faceva non ha mai badato molto alle critiche del pubblico.
Da molti è considerato un genio, il precursore di differenti generi musicali, un trasformista, un esibizionista e un eccellente creativo.

Tutta questa carica di sperimentazione è frutto di un perfetto mix di variabili sociali, ambientali e storiche e ovviamente di una forte apertura mentale.

E' stato uno dei primi artisti a giocare con la sessualità in modo estremo, in periodi durante il quale era considerato scabroso e da folli!


Il genio - David Bowie



Ha avuto anche problemi con la giustizia, la droga, immaginiamo New York cosa dev'essere stata negli anni 70-80 per un artista del suo calibro.

All'interno della mostra possiamo vedere tutta l'oggettistica utilizzata durante la sua carriera, ma quello che mi ha colpito di più è la capacità che ha avuto di trasformare qualsiasi arte di cui si è interessato in qualcosa di magico ed unico, con una facilità che è solo dei grandi.

Mi è stato di enorme aiuto per poter superare il giudizio del "mondo" riguardo al mio periodo di difficoltà, perché ognuno di noi ha una visione unica e tutte le azioni sono il risultato di una contaminazione del proprio io con l'ambiente circostante.

Una grandissima fonte di ispirazione e un pezzo di storia dell'umanità oltre che della musica, quindi nel nostro piccolo, cerchiamo di essere noi stessi e non badare troppo ai giudizi degli altri...David docet!

Saluti

Pol






martedì 27 settembre 2016

Corri e corri, alla fine arrivi...ma dove?

Ciao a tutti,
Desidero una realtà diversa da quella attuale; ho spesso manifestato il mio disappunto verso questa società e come condiziona le persone creando nuove malattie che un tempo erano sconosciute.
Il tempo è poco, dobbiamo correre, fare carriera senza tralasciare la vita sociale per costruire una famiglia e avere tanti amici ed essere amati e rispettati per quello che abbiamo fatto e che faremo...possibilmente.
La famiglia dalla quale provenite vi rende liberi di programmare tutto questo futuro? Oppure vi rende impantanati in questioni da gestire che non sarebbero di vostra competenza?
Con tutta questa pressione, siamo sicuri che qualcuno non resti indietro?
Oppure che qualcuno non vada fuori giri? Fuori di testa?

Sì, io sono tra questi e ora a pochi anni di distanza sto cercando di riprendere le misure per cercare di costruire un futuro migliore...
Nella vita non si può sempre calcolare tutto e gli imprevisti anche se terribili e pieni di ombre, spesso ci conducono ad una consapevolezza migliore di noi stessi e di ciò che vogliamo.

Il giudizio di chi non ci conosce e non si rende conto da dove ognuno di noi proviene non ci deve far soffrire perché solo noi conosciamo la verità e la strada da percorrere verso un futuro migliore.

L'altro giorno sono andato ad un colloquio per un posto di lavoro e mi sono trovato davanti ad un vecchio lupo di mare nella selezione del personale, mi sono sentito rispondere che nella mia carriera ho buttato via la mia professionalità per accettare dei posti di lavoro meno qualificanti.
Lì per lì ci sono rimasto perché aveva ragione, ma non potevo scrivere nel curriculum: 

"Ho accettato questo lavoro poco gratificante perché soffrivo di fobia sociale e quindi almeno dal punto di vista dei problemi sul lavoro, volevo stare tranquillo"

Il punto è che poi mi ritrovo che sono passati anni e che ho perso tempo "lavorativamente parlando".
Se anche voi state accettando lavori che sono al di sotto delle vostre potenzialità per problemi di ansia e fobia, vi consiglio vivamente di abbandonarli, se potete permettervelo ovviamente e fare un bel LAVORO SU VOI STESSI per capire come risolvere queste paure.
Una volta arginata la paura e compresa in parte l'origine, rilanciatevi con criterio per trovare ciò che più vi meritate con maggiore sicurezza.

La tartaruga e lo sprint vincente!


La lentezza della tartaruga le permette di valutare bene le foglie più appetitose da mangiare...prendiamone spunto.

A questo punto vi saluto e vi auguro ogni bene e per quanto possibile cerchiamo di goderci la vita con i nostri tempi.

Pol


mercoledì 14 settembre 2016

I vampiri di energia

Ciao a tutti,
è da un po' di tempo che non scrivo nel blog.
Come forse saprete ho lavorato presso una società della zona che fin dal primo mese non mi piaceva per come trattava dipendenti e collaboratori.
L'organizzazione del mio lavoro era spesso contrastato dalla scarsa professionalità dei titolari e nonostante tutti i miei sforzi per cercare di consigliare e di mettere ordine nei vari ambiti aziendali, ho trovato quasi sempre persone che non ascoltavano, non volevano imparare e comprendere in dettaglio i problemi.

Partiamo dall'inizio...
A gennaio di quest'anno ho frequentato un corso di formazione e poi mi hanno proposto un colloquio presso quest'azienda.
La mia voglia di fare bene era ai miei massimi storici per il fatto che venivo da un periodo di poco produttivo e la prospettiva di ritornare con un contratto decente e continuativo mi aveva caricato per bene.
Se ricordate il post "Quanto fanno male le aspettative..." vi verrebbe da dire che predico bene e razzolo male...e avete pure ragione, ma sono fatto così, mi butto anima e corpo nelle esperienze sia lavorative che di altra natura.

In molti momenti della mia collaborazione mi chiedevo se forse mi stavo impegnando troppo per troppo poco, ma ero convinto che a lungo andare il merito e l'impegno avrebbero pagato; evidentemente avrei dovuto accorgermi prima che questa esperienza non avrebbe portato a nulla di concreto.

Facendola breve, in questo momento avanzo ancora un mese di stipendio, ma le sensazioni che provo in questo momento sono due: il sollievo per aver mollato un brutto posto di lavoro  e la stanchezza mentale, mi sento scarico di energie, come se me le avessero aspirate.

Maledizione ai vampiri di energie che giorno dopo giorno ti succhiano tutta la voglia di fare bene!

Per il resto in questa situazione lavorativa me la sono cavata alla grande, ho fatto riunioni con massimo quattro persone su argomenti differenti e sui quali in alcuni casi ero poco preparato (ansia da prestazione), ho dovuto esporre in modo energico le mie ragioni (fiducia in se stessi) e tutto con estrema disinvoltura e senza nessun colpo di tosse nervosa.

Nessuno in quell'azienda avrebbe mai sospettato che soffrissi di fobia sociale e men che meno di disturbo bipolare.

In questo momento quindi sono in fase "alla ricerca di un lavoro", chiunque abbia qualche proposta si faccia avanti...credo che dalla lettura di questo blog sappiate molto di più di me che da un semplice CV.

Buona settimana e buon lavoro se lo avete

Pol

martedì 12 luglio 2016

Se ho paura della macchina...figuriamoci l'aereo!

Ciao a tutti,
oggi vorrei scrivere dell'argomento fobico per eccellenza...LA PAURA DI VOLARE...CON L'AEREO ovviamente!
Le statistiche dicono che questa fobia è molto diffusa, circa un terzo della popolazione italiana...ma è da prendere con le dovute pinze.

Parto dalla mia esperienza visto che da qualcuno bisogna pur iniziare:

Non ho preso molti aerei nella mia vita ma ricordo che uno dei primi che "avrei" dovuto prendere era per andare in vacanza in estate con i miei amici. Come si può facilmente immaginare quell'aereo io non l'ho mai preso.
Il pensiero che mi bloccava era la permanenza nell'abitacolo con persone di mia conoscenza abbastanza intima, per capirci, se avessi dovuto prenderlo da solo non sarebbe stato lo stesso tipo di problema.

Prendere un aereo per diletto mi era più difficile che prenderlo per questioni di lavoro. Infatti la maggior parte degli aerei che ho dovuto prendere è stata per questioni legate al mio contratto e quindi imposta in qualche modo.

L'ottovolante della fobia!


Ricordo con estrema sofferenza quei viaggi con il mio capo Ciccino per raggiungere la  sede dell'azienda per la quale lavoravo.
I pensieri ripetuti in modo cronico erano principalmente questi:
  • Devo fare il viaggio con lui, non posso stare male!
  • Devo provare ad intrattenerlo in modo professionale;
  • Non ho paura di morire, detesto stare chiuso in aereo con persone dalle quali dipendo in qualche modo;
  • Non devo vomitare, risposta del corpo: tosse nervosa preparatoria
  • Dopo aver lavorato tutta la settimana dovrò riprenderlo di nuovo questo caxxo di aereo!
Quando iniziava la sudorazione fredda e il mio sguardo diventava iper-agitato per l'attesa del decollo (perché non è una barzelletta neanche quella), ricordo che Ciccino con fare sbruffone mi disse:
Bhe, che c'è? Hai paura di volare, non ti devi tanto preoccupare, tanto se cade l'aereo moriremo tutti comunque...
Il mio problema non è "moriremo tutti" ma sei tu e la tua fastidiosa e costante presenza da quando ho accettato questo lavoro!

Le sensazioni comunque sono circa le stesse dei viaggi in macchina che vi invito a leggere all'interno del corso per sconfiggere la fobia con la scala USM.

Ringrazio per avermi fatto ricordare questo avvenimento il mio amico "gigioneggiante" con il quale condividiamo questa fobia.

Salute mentale a tutti e buona giornata.


Pol

giovedì 16 giugno 2016

Hai mai provato a farla finita?

Ciao a tutti,
spero che siate di ottimo umore perché l'argomento di questo post non è dei più facili da digerire.
Prendo spunto da alcuni fatti di cronaca che sento e che spesso sono molto vicini alle sensazioni che in parte ho provato anch'io.

Ci sono stati dei momenti molto difficili nella mia vita, vi invito a leggere La grande depressione, progetti di suicidio per farvi un idea migliore.

La vita può essere un vero inferno non c'è dubbio, noi comunque abbiamo il potere di poter cambiare con piccole scelte la nostra esistenza.
Nonostante sia diventato parecchio fatalista durante questi anni, penso che la capacità di estraniarsi dalla situazione personale contingente e ragionare sulle cause che l'hanno creata, sia un arma molto potente che possiamo utilizzare per ottenere dei miglioramenti quotidiani.

A questo punto penserete sicuramente:

Una merda è una merda anche se ci attacchi sopra un fiocco regalo colorato!

 Non posso far altro che darvi ragione ovviamente, ma la difficoltà sta nel fatto di imparare a non soccombere a situazioni che non riusciamo a controllare e pensieri malvagi che ci invitano a farla finita.

Arrivo al punto...
Sono stato per alcuni minuti seduto vicino ad una persona che ha tentato di uccidersi con un colpo di pistola in bocca e adesso per questo folle gesto vive in una condizione di sorvegliato speciale giorno e notte.
Pensavo sinceramente di riuscire a parlare con lui, ma nonostante tutto quello che ho passato, non gli ho quasi rivolto la parola, paralizzato dall'imbarazzo comune.

Davanti ad una simile disperazione della condizione mentale, mi viene istintivo collegarla alla mia profonda depressione di qualche anno fa.
Se fossi ancora in quello stato mentale avrei pensato con invidia al suo coraggio che io non ero riuscito a trovare.

In questo momento, invece, analizzo la situazione: l'ambiente familiare non ha certamente aiutato, posso solo immaginare la sequenza di risposte sbagliate che la mente di quel bambino si è dato per comprendere le situazioni "da grandi" che vedeva.

Il ruolo dei genitori è difficilissimo e a mio parere lo è diventato ancora di più in questi ultimi anni. Io non sono genitore, ma per esperienza di figlio credo che una delle regole che papà e mamma devono seguire alla lettera sia quella di NON FARE DIFFERENZE TRA I FIGLI, altrimenti possono sorgere problemi di varia natura e gravità.
Se proprio non si riesce a non avere un figlio preferito, almeno NON FARLO MAI VEDERE ai diretti interessati.

Da quando un individuo nasce, deve affrontare sofferenze sempre più complesse, anche gioie per fortuna ma, se il bimbo viene spesso LASCIATO DA SOLO, senza un adulto che lo aiuta a comprendere il perché della sua tristezza, deve darsi comunque una risposta e molto probabilmente è sbagliata.

Questo è un macro argomento, ritorna spesso in questo blog e per questo ci sarebbe molto da scrivere e confrontarsi.

Per oggi basta così...

Pol



sabato 14 maggio 2016

Vivi il qui ora!

Ciao a tutti,
In questo ultimo periodo sono abbastanza occupato per lavoro, l'importante sarebbe non essere pre-occupato, invece mi ritrovo spesso durante la giornata a pensare a cosa dovrò fare anche una o due settimane nel futuro.
La pianificazione del proprio lavoro è fondamentale,  ma per chi è ansioso di natura avere dei pensieri per la testa amplifica la sensazione di disagio.

Quando mi rendo conto che mi angoscio troppo per i giorni futuri, penso a cosa mi è stato consigliato per combattere l'ansia; fare gli esercizi di respirazione diaframmatica e cercare di concentrarsi sul qui e ora.

Tutti i disturbi di ansia e fobia infatti hanno la componente di preoccupazione maggiore nel futuro, si aspetta con ansia che la situazione di sconfitta personale arrivi e in questo modo si rovina il tempo presente, sia che lo si viva da soli che in compagnia.

L'altro giorno in compagnia di amici mi sono reso conto di quanto sia molto diffuso dedicare il tempo presente a proiettarsi nel futuro, prestando poca attenzione, in questo caso, al godersi i momenti insieme ad altri.
E' un'usanza che definirei egoistica perché si da troppa importanza a quello che si deve fare e non agli altri, come se i problemi li avessimo solo noi.

Cosa  si può fare per non isolarsi nel momento presente?

Trovo utile pormi questa domanda: 

"In questo momento, esiste un qualcosa che posso fare per risolvere la situazione?"

Nel mio caso il 99,9% delle volte non c'è e quindi:

GODITI IL PRESENTE!

Come faccio se ho la testa piena di pensieri? Fai o pensa a qualcosa che ti fa star bene, parla con chi hai vicino in modo interessato, insomma cerca di trovare il piacere del momento.

Spero di farcela di più nel futuro...ehm nel presente...

Saluti

Pol 



lunedì 18 aprile 2016

La condizione del malato

Ciao a tutti,
oggi vorrei scrivere riguardo ad un argomento che mi torna in mente in maniera ciclica parlando di situazioni di disagio di miei conoscenti.
Prendo spunto da un vecchio post, Festina e disagi vari, perchè è stato oggetto di discussioni con i miei familiari...

Il disagio mentale, come fisico, ha bisogno di due figure fondamentali: il malato e chi se ne prende cura.

Per sua natura il malato tende a lamentarsi del dolore che lo affligge e spesso si crogiola in questa situazione chiedendo attenzioni maggiorate che non dovrebbe richiedere a chi gli sta intorno.
Il bisogno di assistenza di un disagio mentale viene in qualche modo accentuato dal malato stesso che si fa forte di questa situazione e ne ricava una sorta di "piacere malato".

La figura di chi se ne prende cura, solitamente un familiare stretto, ha un compito molto difficile: deve cercare di aiutare il malato a riprendersi da questa situazione senza farsi trascinare dal vortice di sentimenti che naturalmente prova.
Molta attenzione deve essere rivolta a non farsi carico di compiti che sono del proprio familiare in difficoltà, questo porterebbe ad uno squilibrio del rapporto a tutto vantaggio del malato stesso.

Bisogna riuscire a muoversi con passo felpato, cercare di mettere il malato davanti ai propri obblighi, fargli capire che ci stiamo prendendo cura di lui in via del tutto straordinaria e per un periodo limitato di tempo per il semplice fatto che umanamente non si può sopportare un doppio carico di mansioni.

Nella storia che ho preso ad esempio, la situazione non si sta evolvendo in senso positivo, anzi si è cronicizzata a favore del malato, generando quasi certamente altri tipi di disagi futuri.

Il consiglio che mi sento di poter dare è di cercare in tutti i modi di mettere il malato in condizione di dover badare a se stesso, una sorta di "abbandono apparente" per un periodo di tempo limitato e vedere se questo tipo di trattamento riesce a risvegliare l'istinto di sopravvivenza dato dal senso dell'abbandono.

Sono situazioni estremamente difficili, me ne rendo conto, ma per la salute del malato e soprattutto di chi se ne prende cura è necessario dare uno scossone.

Rimbocchiamoci le maniche...

Pol

sabato 26 marzo 2016

E poi ricevi un' email di delirio

Ciao a tutti,
La primavera è iniziata e si vede!
Ricordo per chi non segue il blog da molto tempo che i miei peggiori attacchi di disturbo bipolare sono avvenuti in questa stagione.
Quest'anno ho ricordato particolarmente quei periodi per via della mia visita periodica dal dottore che mi segue. Dopo tutto il trambusto degli anni passati, questa primavera la sto vivendo bene, ho avuto un po' di preoccupazione eccessiva per lavoro, impegni familiari e per il fatto che tendo a dormire meno con l'aumentare delle ore di luce del giorno.
Pochi giorni fa, apro la posta in arrivo e trovo un' email di tipo delirante e mi rendo subito conto che è del mio Amico di sventura.

In questo momento di CRISI UP ha pensato bene di aprire la propria rubrica contatti di Google e condividere in copia questo suo stato mentale con tutti i suoi conoscenti, facendo di fatto terra bruciata attorno a lui.
Il contenuto dell' email, di lunghezza abnorme, passa dalla spiegazione del suo attuale "lavoro" alla descrizione della sua famiglia, dalla denuncia di trattamenti sanitari sbagliati a riflessioni di tipo evolutivo e filosofico che sono tipiche degli stati alterati di umore.
Vi risparmio ovviamente tutti i dettagli di questo "papiro" di email, ma visto che ho potuto conoscere da vicino la sua situazione familiare e sociale, continuo a credere che il problema fondamentale sia la solitudine che la società regala a chi ha avuto problemi mentali a seguito ovviamente di profonde sofferenze elaborate, molto probabilmente, da soli durante l' età infantile e adolescenziale.

Dentro di me in questo momento immagino cosa starà pensando il mio "amico di sventura", si sentirà piccolo come una formica dalla vergogna per avere messo in piazza tutta la sua vita e probabilmente a seguito di questa crisi c'è da aspettarsi un periodo di profonda depressione.
Per esperienza personale conosco che più alta è l'onda dell'umore e più bassa è poi il fondo di ritorno.

Coraggio amico, la vita è dura in questi momenti, ti consiglio, quando tornerai in te di cercare di raccontare tutta questa storia ad uno psicologo psicoterapeuta e magari vedere di trovare una terapia farmacologica meno invasiva perchè questa, ammesso che tu la stia prendendo, non sta dando gli effetti desiderati.

Un saluto e un abbraccio

Pol
 

sabato 12 marzo 2016

Una vecchia storia

Ciao a tutti,
ieri ho incontrato per strada un mio conoscente da una vita. 
Avete presente quelle persone che vedete da sempre ma che sono come delle comparse nella vostra esistenza? Ecco un tipo così...solo che per me non lo è più da circa 7 anni.

Quando ero piccolo, ricordo che questo ragazzo (Giulio), veniva costantemente preso di mira dai bulletti del quartiere perché aveva decisamente qualche problema mentale ed in più, per cercare di ottenere il loro apprezzamento, raccontava un sacco di frottole.
Potete ben immaginare che livello di cattiveria possano raggiungere gli adolescenti nei confronti di loro coetanei più problematici e per di più incapaci di difendersi.
Ho sempre cercato di comportarmi nel modo più naturale possibile con Giulio quando lo incrociavo per la strada, ma devo ammettere che effettivamente la tendenza a raccontarne di ogni tipo,  non lo aiutava affatto.

Durante il mio primo ricovero per disturbo bipolare, nella sacra pausa caffè e sigaretta, mi si avvicina Giulio con un fare abbastanza allegro e stupito, e dopo avermi chiesto il perché mi trovassi ricoverato, mi raccontò che stava lavorando in ospedale da cinque anni come custode attraverso le categorie protette.

Da quel giorno in poi, per Giulio, è stato come se io e lui fossimo identici, nella stessa situazione; ho provato spesso a spiegargli che le patologie erano diverse, ma non c'è stato nulla da fare.
La frase che mi sento costantemente ripetere quando ci incontriamo è:
"Ma ne usciremo mai da questa situazione?"
Caro Giulio, spero proprio di si, anche se capisco che sotto quella frase si nasconde il tuo pensiero martellante durante tutta la giornata:
"Non riuscirò mai ad avere una vita come gli altri!"
Dopotutto sono felice che Giulio pensi a me come ad un identico compagno di sventura perché, nella solitudine che la società regala a chi ha avuto o ha problemi mentali, lui in questo caso si è sentito MENO SOLO.

Concludo con la speranza che Giulio riesca a ricavarsi dei momenti di piacere durante le sue, troppo spesso, monotone giornate.

Saluti

Pol

sabato 27 febbraio 2016

In cerca di cambiamenti positivi

Ciao a tutti,
Ci sono dei momenti in cui rallenti, ti guardi indietro e pensi:

Quanta strada ho fatto fino a questo momento? Che scelte ho preso nella mia vita?

Mi trovo con questa strana sensazione, come se aspettassi un cambiamento in positivo, dopo tanta fatica, che non arriva mai.

Il mio problema è il trasporto e l'ansia che metto in quasi tutte le cose che faccio, mi impegno tantissimo, mi sembra di vedere il tempo che passa e sempre più lontani gli obiettivi che mi sono posto. Ovviamente tutto ciò porta tristezza e insicurezza in me stesso.

Da quando sono stato male, sto cercando di cambiare, penso meno a chi vorrei essere e più al fatto di vivere il presente con i piaceri che sono riuscito a guadagnarmi. Cerco di dire sempre agli altri quello che penso anche se può essere difficilmente accettabile.

Adesso che mi sento più forte, inizia a crescere in me la voglia di cambiamento. Sono passato dallo status di "caso disperato dentro e fuori dagli ospedali" a "di nuovo tra voi".

Avere ambizioni e aspettative è fondamentale a mio parere, perché permettono di crescere, superare i problemi della vita e desiderare sempre il meglio per noi stessi.
  
Ma se non arrivi dove ti sei prefissato? Quanto tempo impiegherai a cambiare direzione? Non ti sei mai chiesto se non sia troppo tardi?

Ecco il tono del mio umore in questo momento!

Vi succede mai di avere questi momenti di incertezza verso il futuro?

Un piccolo post pieno di interrogativi. 
Mi piacerebbe sapere anche il vostro parere.  

Aspettando momenti migliori...saluti

Pol

giovedì 11 febbraio 2016

Ricordi di disagio e nuove sensazioni


Ciao a tutti,
in questo periodo mi sto dedicando un po' di meno al blog non perché non lo ritenga importante ma per il fatto che ci sarebbero così tanti argomenti da trattare che non riesco ad organizzarmi nella gestione dei contenuti.
Tempo fà avevo chiesto ad un amico e noto frequentatore di “Exit PolCesk” di darmi una mano a far crescere questo piccolo “diario di viaggio” in modo che fosse di maggior riferimento per tutti...aspetto ancora notizie...non è così Gaetano? ahahahah
Oggi voglio scrivere del ricordo della profonda disperazione quando la mia testa si era convinta, dal responso dei medici, di essere malata.
I momenti peggiori sono stati i primi mesi di dimissione dai ricoveri in psichiatria, avevo la sensazione di essere di nuovo stato messo in libertà con l'obbligo di firma!
Vedevo negli occhi dei miei conoscenti il disagio di parlare con me e questo mi faceva tremare le mani, la voce e mi creava la stessa sudorazione e tosse nervosa delle situazioni passate di fobia e panico.
Ormai sono passati anni dal mio ultimo ricovero per il “mal di vivere” e adesso capita di provare una sensazione nuova.
In tutte le nuove situazioni lavorative che adesso mi trovo a rivivere dopo anni, quando vengo interpellato da colleghi di lavoro o perfetti estranei, la mia testa è come se si alzasse in volo e dall'alto della stanza osservandomi mi dicesse:
Guarda come te la stai cavando bene! Queste persone che non ti conoscono parlano con te come se non ti fosse mai successo niente, se solo sapessero che sei stato ricoverato...”
Abbastanza incasinata vero? Il problema è che non comando questa sensazione, è arrivata all'improvviso e devo dire che mi ha messo parecchia ansia addosso e la paura di non riuscire a svolgere la mia prestazione sociale di quel momento.
Come me la sono cavata?
Come da consuetudine, respirazione diaframmatica, immagini sacre e ricordi di situazioni di fobia superati con successo.
Mi sento ancora un “surfista” in queste nuove situazioni e non mancano, per chi segue il blog, i momenti in “zona di stress/panico” ma raccolgo nuove esperienze e dati storici di controllo di episodi spiacevoli e questo mi piace perché mi rende più forte.
 
Surfista volante!

Coraggio ragazzi, anche se non passate un buon momento, SE SI RIESCE A CAPIRE IL PERCHÈ, poi il tempo e la mente sistemano le cose.

Saluti...

Pol

domenica 24 gennaio 2016

Dati OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)

Buongiorno,
Come state? Io abbastanza bene...
E' da un po' di giorni che vorrei scrivere dell'allarme lanciato dall'OMS riguardo i disturbi mentali e in particolare della depressione.
Vorrei dare un taglio personale alla questione, come al solito, partendo dal titolo della notizia:

ALLARME: "La depressione, seguita dall'ansia, è il disturbo mentale più frequente, incide sulla qualità di vita e accorcia in media 20 anni di esistenza".

In questa bruttissima classifica la depressione si piazza al 1° posto seguita, probabilmente al foto-finish,  dai disturbi d'ansia.

L'ansia, secondo me, è in prima posizione e spesso porta, se non curata, alla depressione. Visto che non si riesce in molti casi a diagnosticare, essa rimane taciuta e continua ad assillare il soggetto per tutta la sua esistenza.

Dai calcoli dell'OMS risulta che la depressione toglie in media 20 anni di vita, quindi per esempio, se la vita media di un individuo maschio sano sarebbe di 77 anni, il depresso ne vive 57...ma in che modo li vive questo depresso?

Malissimo!

Per esperienza personale, lavorare in preda alla fobia sociale è un vero incubo, al lunedì hai già fatto il conto di quanto starai male durante la settimana fino ad arrivare al sabato sera.

Per questo il tenore di vita di un ansioso e/o un depresso è, come dico spesso, vivere con il "freno a mano tirato"... il depresso non si cura nell'aspetto, non si lava e non gli importa di vivere, mentre all'ansioso importa talmente tanto del giudizio negativo degli altri che non riesce a combinare nulla e quindi poi si deprime.

Che bel quadretto di esistenza...

L'allarme sociale è altissimo e il problema sta nel fatto che è una malattia taciuta per paura di essere considerati malati mentali.

Riporto ancora i dati OMS:

"I disturbi mentali rappresentano di gran lunga la principale categoria di malattie croniche, pari a poco meno del 40%. Il disturbo depressivo rappresenta da solo il 13,7% del carico di malattia ed è quindi la più diffusa malattia cronica in Europa".

E non abbiamo parlato dei costi economici e delle malattie che da essa si generano e dalle quali è generata!
Nel nostro piccolo, cerchiamo di fare qualcosa, condividiamo del tempo con una persona depressa o fobica e senza troppo insistere, cerchiamo di capire i motivi profondi del suo disagio.
Argomento da approfondire...segnatevelo! 

Saluti

Pol

venerdì 8 gennaio 2016

Ristoranti? Tutto sotto controllo!


Ciao a tutti e buon anno 2016,
Si sono finalmente concluse le festività natalizie che per tutti, chi più e chi meno, ha significato maggior tempo libero, cene e cenoni.
Per chi segue il blog dall'anno passato sarà sicuramente al corrente di quanto questo periodo sia stato per me fonte di disagio e panico dovuti principalmente alle mie “prestazioni mangerecce” in compagnia di colleghi e conoscenti. (vi invito a leggere il post Cene Aziendali, Cenoni, Feste con amici.) 
 
Quest'anno, nonostante in mente abbia ancora il vivido ricordo di una cena con amici di anni fa durante la quale sono stato sul punto di vomitare, non ho avuto particolari problemi a relazionarmi con le situazioni “ristoranti-abbuffate”, anzi mi sono trovato a mio agio per la maggior parte del tempo...bene così.
Questi risultati mi hanno fatto riflettere su quanti progressi abbia fatto nella lotta contro la fobia sociale e come riesca tramite la respirazione a tenerla a bada, ma oltre a questo è cambiato il mio atteggiamento verso il mondo che mi circonda.

In primo luogo la domanda “Lavori in questo periodo?” non mi fa più paura come mi faceva quando ero ancora convalescente dai ricoveri in ospedale psichiatrico, per il semplice fatto che mi sono dato da fare.

In secondo luogo mi sto concentrando sui progetti che voglio portare avanti e quindi non sono più “vittima” dall'essere dipendente dagli argomenti degli altri, ma propongo spunti di riflessione e valide discussioni con il duplice vantaggio di non mandare il mio cervello nel loop della fobia e nello stesso tempo impegnarlo in conversazioni per me piacevoli.


Spero di essermi spiegato, in sostanza quello che voglio comunicare è che se vi sentite inferiori agli altri e questo vi crea disagio, provate a proporre un argomento che a voi interessa e vedete che effetto genera negli altri, vi accorgerete che non penserete più alla vostra ansia e che forse anche loro potrebbero avere da imparare da voi.

Buona serata,

Pol

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Serotonina, dopamina e buon umore

Questo post è dedicato all'origine del buon umore e con questo intendo dove viene generata la nostra sensazione di sentirci bene, appaga...