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Pol Cesk

domenica 29 ottobre 2017

Un padre o un figlio bisognoso d'aiuto?

Ciao a tutti,
saranno due mesi che non scrivo un post, non va bene! In questo periodo, tra una cosa e l'altra sono sempre al computer, soprattutto per lavoro e quindi non ho trovato il tempo necessario al mio piccolo bloggettino...

Oggi volevo raccontarvi un fatto che all'epoca, mi ha fatto sentire che potevo dare una mano concreta agli altri, basandomi sul mio percorso di cura dal brutto periodo che avevo passato.

Scrivo che avevo passato ma, in realtà, bisogna sempre vigilare, capire mese per mese se quello che si fa è per cercare di crearsi un futuro migliore sia dal punto di vista della salute mentale e fisica che dal punto di vista della gratificazione personale, ricavandosi dei momenti di piacere e anche degli obiettivi raggiungibili.

Se chi legge è il diretto interessato di quello che sto per scrivere, lo prego di non prendersela; cerco di riportare i fatti in modo totalmente anonimo e, soprattutto, con l'unico scopo di dare una mano ad altre situazioni simili.

La mamma di un amico, rivedendomi a distanza di tre o quattro anni dall'epoca in cui mi ha visto in fase up, mi ha fatto i complimenti per come ne sono uscito, sapendo cosa comporta dover essere seguiti da psichiatri e psicoterapeuti. Dopo una breve spiegazione su come sia difficile pensare di esserne totalmente uscito, mi ha raccontato la storia di un suo amico con un figlio problematico al quale, ad inizio di quest'anno, gli hanno diagnosticato il disturbo bipolare.

Capirete come mi sono sentito importante quando, sapendo quello che avevo passato, mi ha chiesto se volevo conoscere questo padre per poi dare una mano al figlio.
Mi sono fatto dare il numero di telefono di Giulio, il padre, l'ho chiamato per avere un primo incontro con lui e farmi spiegare la situazione.
Ci diamo appuntamento in un bar, all'una e mezzo di pomeriggio, orario ideale per il caffè dopo pranzo. Mi presento al luogo indicatomi e mi accoglie con un bicchiere di vino bianco di quelli da 50 cent a bicchiere, tipico da bevitore "di lungo corso", inoltre, noto da subito, il gonfiore delle mani e la poca cura di se.
I problemi dei figli, spesso, forse sempre, sono causati da comportamenti sbagliati dei propri genitori. Che noi lo vogliamo o no, abbiamo trascorso tutta la nostra infanzia con quelli che dovrebbero essere i nostri modelli per la formazione del nostro adulto futuro.
Di alcoolismo ne ho veramente le scatole piene, l'ho dovuto subire quando ero piccolo e mi rendo conto benissimo che da questa piaga non si rovina solo l'alcoolizzato stesso, ma anche la sua prole.

E' sempre il tempo di ubriacarsi



Capisco che le sfide della vita a volte sono talmente grandi che, per debolezza, abbiamo dei momenti di sconforto ma, rifugiarsi nell'alcool protratto per tempo, per non pensare, genera nuovi problemi futuri ancor più grandi.
L'esempio dei genitori è basilare per la formazione del carattere dei propri figli.
Insomma, in fin dei conti, i problemi non vengono mai da soli, come un fulmine a ciel sereno.
Dal racconto di Giulio, ho capito la difficoltà di tirare su un figlio da solo per la mancanza della madre. Non oso nemmeno immaginare i momenti di sconforto e la difficoltà di accettazione di una situazione del genere, sia per il padre, costretto ad un doppio ruolo di genitore, che per il figlio.

Poi, però ci sono le nostre scelte, e queste sono molto importanti, soprattutto se dobbiamo fare i conti con una situazione economica traballante e il difficile aiuto concreto che si riceve dall'ambiente sociale in cui si vive.
La capacità di analizzare la difficile situazione con raziocinio e spinta positiva non è da tutti, è facile soccombere se non si hanno l'apertura mentale, l'istruzione e il carattere per combattere difficoltà serie.

Un genitore che è un pessimo esempio, CREA spesso, figli con problemi in qualche modo ereditati.

Alla fine di tutto, non ho ancora potuto conoscere il figlio di Giulio, e forse mai lo conoscerò, perché, in fondo, non è facile aprirsi, accettare le critiche che vengono rivolte dall'esterno e magari da uno, come me, che non ha titoli di studio per poter salire sul trespolo e sputare sentenze, come spesso i medici si sentono in diritto di fare. 

Conservo la speranza, in futuro, di poter fare di meglio per aiutare tutte queste terribili realtà che, da quando sono stato male, mi vengono confidate.

Un saluto a tutti e buona vita

Pol    

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