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Pol Cesk

domenica 29 ottobre 2017

Un padre o un figlio bisognoso d'aiuto?

Ciao a tutti,
saranno due mesi che non scrivo un post, non va bene! In questo periodo, tra una cosa e l'altra sono sempre al computer, soprattutto per lavoro e quindi non ho trovato il tempo necessario al mio piccolo bloggettino...

Oggi volevo raccontarvi un fatto che all'epoca, mi ha fatto sentire che potevo dare una mano concreta agli altri, basandomi sul mio percorso di cura dal brutto periodo che avevo passato.

Scrivo che avevo passato ma, in realtà, bisogna sempre vigilare, capire mese per mese se quello che si fa è per cercare di crearsi un futuro migliore sia dal punto di vista della salute mentale e fisica che dal punto di vista della gratificazione personale, ricavandosi dei momenti di piacere e anche degli obiettivi raggiungibili.

Se chi legge è il diretto interessato di quello che sto per scrivere, lo prego di non prendersela; cerco di riportare i fatti in modo totalmente anonimo e, soprattutto, con l'unico scopo di dare una mano ad altre situazioni simili.

La mamma di un amico, rivedendomi a distanza di tre o quattro anni dall'epoca in cui mi ha visto in fase up, mi ha fatto i complimenti per come ne sono uscito, sapendo cosa comporta dover essere seguiti da psichiatri e psicoterapeuti. Dopo una breve spiegazione su come sia difficile pensare di esserne totalmente uscito, mi ha raccontato la storia di un suo amico con un figlio problematico al quale, ad inizio di quest'anno, gli hanno diagnosticato il disturbo bipolare.

Capirete come mi sono sentito importante quando, sapendo quello che avevo passato, mi ha chiesto se volevo conoscere questo padre per poi dare una mano al figlio.
Mi sono fatto dare il numero di telefono di Giulio, il padre, l'ho chiamato per avere un primo incontro con lui e farmi spiegare la situazione.
Ci diamo appuntamento in un bar, all'una e mezzo di pomeriggio, orario ideale per il caffè dopo pranzo. Mi presento al luogo indicatomi e mi accoglie con un bicchiere di vino bianco di quelli da 50 cent a bicchiere, tipico da bevitore "di lungo corso", inoltre, noto da subito, il gonfiore delle mani e la poca cura di se.
I problemi dei figli, spesso, forse sempre, sono causati da comportamenti sbagliati dei propri genitori. Che noi lo vogliamo o no, abbiamo trascorso tutta la nostra infanzia con quelli che dovrebbero essere i nostri modelli per la formazione del nostro adulto futuro.
Di alcoolismo ne ho veramente le scatole piene, l'ho dovuto subire quando ero piccolo e mi rendo conto benissimo che da questa piaga non si rovina solo l'alcoolizzato stesso, ma anche la sua prole.

E' sempre il tempo di ubriacarsi



Capisco che le sfide della vita a volte sono talmente grandi che, per debolezza, abbiamo dei momenti di sconforto ma, rifugiarsi nell'alcool protratto per tempo, per non pensare, genera nuovi problemi futuri ancor più grandi.
L'esempio dei genitori è basilare per la formazione del carattere dei propri figli.
Insomma, in fin dei conti, i problemi non vengono mai da soli, come un fulmine a ciel sereno.
Dal racconto di Giulio, ho capito la difficoltà di tirare su un figlio da solo per la mancanza della madre. Non oso nemmeno immaginare i momenti di sconforto e la difficoltà di accettazione di una situazione del genere, sia per il padre, costretto ad un doppio ruolo di genitore, che per il figlio.

Poi, però ci sono le nostre scelte, e queste sono molto importanti, soprattutto se dobbiamo fare i conti con una situazione economica traballante e il difficile aiuto concreto che si riceve dall'ambiente sociale in cui si vive.
La capacità di analizzare la difficile situazione con raziocinio e spinta positiva non è da tutti, è facile soccombere se non si hanno l'apertura mentale, l'istruzione e il carattere per combattere difficoltà serie.

Un genitore che è un pessimo esempio, CREA spesso, figli con problemi in qualche modo ereditati.

Alla fine di tutto, non ho ancora potuto conoscere il figlio di Giulio, e forse mai lo conoscerò, perché, in fondo, non è facile aprirsi, accettare le critiche che vengono rivolte dall'esterno e magari da uno, come me, che non ha titoli di studio per poter salire sul trespolo e sputare sentenze, come spesso i medici si sentono in diritto di fare. 

Conservo la speranza, in futuro, di poter fare di meglio per aiutare tutte queste terribili realtà che, da quando sono stato male, mi vengono confidate.

Un saluto a tutti e buona vita

Pol    

martedì 29 agosto 2017

Imparare dai libri come gestire l'ansia

Ciao a tutti,
qualche mese fa, la mia amica Alessia mi ha prestato un libro, del quale non farò pubblicità, comunque in vendita su Amazon; chiedendomi, secondo la mia personale esperienza, un parere riguardo la comprensione degli esercizi contenuti per il superamento di ansie, stress traumatici, situazioni negative in generale.
L'autore del libro è uno psicoterapeuta e pure counselor che pratica, a quanto pare, da circa venticinque anni in Italia. Sicuramente deve aver accumulato un'esperienza completa nella soluzione dei casi più disparati.

Piccola parentesi... lo psicoterapeuta, sia esso medico o psicologo, ricordo in questo mio difficile post, La differenza tra psicologo e psicoterapeuta, ha un percorso di studi molto lungo prima di arrivare a curare le persone, mentre il counselor, professione relativamente nuova, non necessita di un percorso di studi universitari e soprattutto non è riconosciuta, né regolamentata dallo stato italiano.
Non voglio, oggi, scrivere sulla professione del counselor, magari un altro giorno, vorrei solamente farvi pensare al fatto che se io fossi uno psicologo psicoterapeuta o medico psicoterapeuta, dopo tutto il "mazzo" che mi sono fatto, credo che odierei profondamente la figura del counselor, visto che i limiti degli ambiti di intervento sono labili per questa nuova professione.

Nessuno se la prenda, ammetto di essere poco ferrato sull'argomento counselor, per quello che mi risulta mi viene da associarlo alla figura del "mental coach", altra professione decisamente fumosa...

Ritornando al libro che Alessia mi ha prestato, l'ho trovato molto istruttivo, ci sono un sacco di acronimi di cui non conoscevo l'esistenza e che saranno per me fonte di ispirazione e studio, mi riferisco a:

  • M.B.S.R. : Mindfullness Based Stress Reduction; ovvero una tecnica di riduzione dello stress che si basa sulla ricerca e l'attenzione alle cause che lo generano;
  • E.M.D.R. : Eye Movement Desensitization Reprocessing; ovvero una tecnica che tende a rielaborare l'ansia attraverso dei movimenti oculari volti a desensibilizzarne gli effetti... credo;
  • S.T.O.P. : Stop, Take a breath, Observe, Proceed; ovvero Fermati, Prendi un bel respiro, Osserva e Procedi (in altro modo).

Questi sono solo alcuni che ricordo, poi ci sono molti esercizi pratici che mi ricordano le tecniche cognitive comportamentali che ho fatto e di cui ho scritto in questo blog approfonditamente, quindi lo considero un valido inizio. Grazie Alessia!

Comprare un libro per cercare di capire i problemi per cui non si riesce a vivere serenamente è, certamente utile ma, per mia esperienza personale, non è utile a risolvere il problema in tempi brevi.
Nella mia vita è tutt'ora in corso la sperimentazione sul campo di quello che mi ha insegnato la mia psicologa cognitivo-comportamentale e che quindi condivido con voi, per fare squadra. Rispetto ad un medico, credo di avere il vantaggio di poter capire, in base alla persona e al proprio carattere, quale sia la strada migliore da percorrere perché frutto di esperimenti sulla mia persona e non in via teorica in quanto studiato in modo esterno come medico.

Annotare il proprio malessere


Tutto dipende comunque da che MALESSERE SENTIAMO DELLA NOSTRA SITUAZIONE.
Vi faccio queste domande:
  1. Ritenete di aver toccato il fondo con la vostra fobia, ansia, ecc?
  2. Sono più le cose che evitate durante il giorno che quelle che riuscite a fare?
  3. Vi sentiti bloccati nel compiere attività che per tutti gli altri individui rappresentano la normalità, in questo tempo storico e per il nostro livello di progresso e socialità?
  4. Riuscite ad avere dei momenti in cui la vostra testa non pensa ad un evento ansioso immediatamente futuro? 
Considerate, in caso affermativo, un aiuto medico... mi raccomando di  ESSERE UN LIBRO APERTO PER IL VOSTRO DOTTORE.

Vorrei continuare e magari fare esercizi pratici, basati sul libro che Alessia mi ha prestato, nei prossimi post magari potrei scrivere i risultati di alcuni esperimenti che ho messo in atto.


Due punti che mi hanno colpito, ovviamente da approfondire con i vostri casi:
  •  RIGIRARE IL PENSIERO (verso se stessi, verso l'esterno e all'opposto) mi ricorda un po' IL PROCESSO AL PENSIERO che ho fatto durante la mia esperienza di cura. Consiste nel porsi un pensiero che ci affligge, ad esempio: "Non mi chiama mai nessuno". Provate a girare questo pensiero nei tre modi: "Io non chiamo mai nessuno" (perché? Ho paura di mettermi nei guai con la mia ansia incontrollata), "Gli altri si lamentano che non li chiamo mai" (girato verso l'esterno) e all'opposto "Mi chiamano tutti" (come reagirei se fossi la centralina della Vodafone?);
  • il BIPENSIERO ovvero la VISIONE OTTIMISTICA (esagera pure su come ti potrà andare bene il futuro) in contrapposizione al PENSIERO REALISTICO (analizzare in anticipo i problemi che potranno sorgere durante il tragitto per la realizzazione del nostro progetto futuro). Poi cerca di fare una media e raccogli i dati di piccoli successi e soprattutto gli insuccessi avuti durante il percorso.

Bene, mi sembra che sia un buon inizio e quindi in bocca al lupo... come al solito

Pol

martedì 25 luglio 2017

Una sorta di miracolo

Ciao a tutti,

Oggi la prendo alla lontana, parto da quattro anni e mezzo fa.
La situazione della mia vita, non era delle migliori, uscivo da un periodo di ulteriori quattro anni nel quale prima e dopo la perdita di mio papà sono stato ricoverato più volte (La mia esperienza di disturbo bipolare).
Successivamente, mia mamma ha avuto un'emorragia cerebrale che l'ha portata ad avere seri disturbi cognitivi che ne impediscono ad oggi l'autonomia e per questo è ospite presso una casa di riposo.

Il groppo in gola nel vederla in tali condizioni c'è sempre quando vado a trovarla e non vi nascondo che mi sono fatto dei grandi pianti nel parcheggio della struttura che l'accoglie. Tuttavia è stata la soluzione migliore che si potesse trovare!

L'altro giorno sono andato da mia mamma e l' "animazione", composta da dipendenti e da esterni, alcuni dei quali professionisti, consisteva nell'ascolto e analisi di musica classica, in particolare le arie del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini. Mi sono messo comodo in una sedia in fondo alla sala e, con vedendola da lontano, mi piaceva indagare il suo comportamento quando non si rende conto di essere osservata.
Parlava con un altra signora ospite, ho visto il suo sorriso e la sua tranquillità, la definirei ormai quasi infantile e ho provato un profondo sollievo e la consapevolezza che quando si lamenta con noi figli è sicuramente per il bisogno di attenzioni.

E' per questo che il post di oggi l'ho intitolato "Una sorta di miracolo". 

Ricordo la sua depressione quando ero più giovane e il difficile rapporto di amore e odio che aveva con mio papà. Devo riconoscere di non averla mai vista con un umore così sereno e pacifico da quando sono nato!

Certamente, la struttura l'ha accolta per il motivo di grave handicap che ne richiede l'assistenza 24 ore su 24 ma, immaginando che il problema dell'emorragia non ci fosse stato, mia mamma rientrerebbe nella situazione di tutti i pensionati da soli per la morte del coniuge. 
La loro giornata sarebbe prevalentemente in solitudine, unita ad una scarsa entrata economica, porterebbe all'emarginazione sociale, quindi tristezza e forse depressione.

Quindi al di là dei problemi medici, il vero miracolo è costituito da:

1) impegnare la giornata in persone con tendenza all'isolamento e depressione;
2) aumentarne la socializzazione inserendolo in un gruppo dove si è costretti a parlare e a dire la propria anche se con estrema difficoltà;
3) molta attività fisica che permette la circolazione del sangue e stimola l'appetito e quindi il buon umore.

Nonnetti in palestra!

Con tutti i problemi che hanno avuto i miei genitori e tutto quello che ci hanno fatto passare, adesso credo veramente di poter dire che niente succede per caso, le sfide, anche se dure e incomprensibili all'inizio, se superate, portano ad una maggiore consapevolezza della nostra forza, ne ho la certezza.

Teniamo duro in attesa del risultato finale

Buona vita

Pol

sabato 10 giugno 2017

Il superfigo interiore

Un mix di egoismo, sana ignoranza e bolla di comfort

 

La vita emozionante di Superman

Ciao a tutti,

è da un po' di giorni che non riesco bene a focalizzare il mio scopo in questo mondo...ne ho passate di giornate ben più difficili e quindi questo periodo non mi preoccupa molto.
Ricordo che, dopo essere stato male la prima volta, ho tentato di confidarmi con diversi amici per capire come facessero a vivere con serenità; alcuni si mettevano a ridere solo per la questione da me sollevata, altri mi hanno consigliato di leggere dei libri di psicologia, alcuni anche troppo banali, tipo "Un posto nel mondo".
Ho provato a semplificare e tutt'ora provo a farlo come esercizio e devo confessarvi che si vive meglio, ma imparare costa sempre molta fatica.

Tornando al motivo del mio turbamento attuale, credo di aver capito che una delle componenti della mia perdita di energia è da ricondurre a motivi familiari che ho dovuto affrontare nei primi mesi dell'anno.
Un altro è forse quello di sentirmi un po' nella terra di mezzo tra l'avere un'occupazione lavorativa stabile e non averla, ma sentendo in giro la situazione di molti miei coetanei vedo che stiamo un po' tutti nella stessa barca.

Da non dimenticare è poi il fatto che quando sono giù, continuo a pensare ad una sorta "piano universale" per il quale tutti godono nel farmi soffrire e stancare. Concetto che devo cercare di togliermi dalla testa...molte volte mi accorgo della morbosità di questo pensiero grazie a chi mi vuole bene e che per questo mi fa riflettere sul mio loop mentale sbagliato.

Per risolvere tutto questo "gomitolo di pensieri", vorrei  capire il motivo per cui molti miei conoscenti sono all'apparenza felici e sicuri delle proprie scelte di vita e sono arrivato per ora a questa piccola lista:

  1. L'EGOISMO FISIOLOGICO: Devi essere il centro del tuo mondo, pensare prima di tutto al tuo bene personale, fai le scelte che ti fanno stare bene, appagato, valuta tutte le variabili delle situazioni difficili che incontri e cerca la soluzione più semplice e che ti tolga dai guai con meno conseguenze negative per la tua persona. Una volta fatto questo apriti agli altri;

     
  2.  LA SANA IGNORANZA: Nessuno si offenda...per ignoranza intendo non cercare per forza di sapere tutto, specializzarsi in quello che ci interessa per diversi motivi che possono essere economici e sociali. La definirei un intelligenza pratica rivolta allo scopo, molti miei amici e conoscenti lo fanno già naturalmente, per me è parecchio impegnativo, molte volte vado in riserva di energia perché mi rendo conto di non essermi nemmeno avvicinato al bersaglio;
  3. BOLLA DI COMFORT con una capatina in ZONA DI STRESS: Tema che ho trattato in un post di non molto tempo fa (eccolo).
    Il mio ambiente abituale deve essere per il 90% del tempo un posto rassicurante, ma in alcuni momenti di forte positività interiore devo sforzarmi di andare in stress, ovvero buttarmi in una situazione che non riesco benissimo a gestire in base alle mie certezze attuali.
    Questa attività mi permetterà di crescere con il tempo la mia autostima e quindi anche la mia zona/bolla di comfort.

Cercherò in futuro di tenere a mente queste regole e riflessioni personali che mi fa piacere condividere con voi.
Come al solito se qualcuno volesse dire la sua lo invito a commentare e approfondire insieme a me...

Buona vita

Pol

lunedì 24 aprile 2017

A te la scelta, la vita di Chiara

Buona giornata a tutti,
fin da quando ero piccolo mi sono sempre relazionato agli altri con rispetto, comprensione e parecchia insicurezza. Quest'ultima ha condizionato in modo prevalente quasi tutte le decisioni della mia vita, facendomi spesso scegliere la strada meno impegnativa e meno soddisfacente.

Vivere la vita in questo modo porta inevitabilmente a sentirsi inferiore agli altri e quindi, in alcuni casi, alla fobia sociale.

Qualche sera fa, si avvicina la mia amica Chiara (nome che abbiamo scelto insieme) dicendomi di sentirsi totalmente scarica di energie e di aver paura di ritornare nell'abisso profondo della depressione. Circa tre anni fa le hanno diagnosticato il disturbo bipolare con attacchi più in fase down che in up e da quel momento si sente completamente in balia delle sue emozioni.
Mi ha confessato di avere la sensazione di essere controllata costantemente, sentimento molto frequente nei "bipolari".
Certo che siamo controllati! Non occorre essere malati per rendersene conto...di questi tempi tra smartphone, carte di credito, bancomat e tessere sanitarie... direi che più che una sensazione è una certezza!

Ciò a cui si riferisce Chiara è invece la morbosità con cui si pensa che ogni propria azione sia in qualche modo pilotata e vista da una sorta di grande fratello malvagio.
Ricordo con estremo disagio a quei momenti ogni volta che mi viene raccontato...

Chiara ha poi aggiunto di sentire opprimente il peso di essere utile per la propria famiglia e quindi di stancarsi molto per fare quello che ogni volta le viene richiesto.

A questo punto la domanda sorge spontanea:
I familiari di Chiara, si rendono conto di quanto egoisti siano a chiedere favori ad una persona che sta cercando di ritrovare con fatica il suo equilibrio?
Oppure
Sfruttano il fatto che si faccia in quattro pur di soddisfare tutti i loro bisogni portandola inevitabilmente in riserva di energie?
Forse nessuna delle due, semplicemente fanno quello che a loro risulta normale visto che Chiara, magari per vergogna, non ha informato i suoi parenti di cosa le era successo.

Il mio consiglio, che ovviamente vale anche per me, è di rispondere con tono deciso:
Scusatemi, sono parecchio stanca/o in questo periodo, ho bisogno di concentrarmi su me stessa/o, dopo tutto quello che mi è successo, non posso fare quello che mi chiedi.

A te la scelta...


Dopo questa risposta direi a Chiara di registrare la sensazione di sollievo provata, come un qualcosa di nuovo che, in un attimo, ha ricavato un ENORME SPAZIO attorno a lei e nel contempo registrare l'espressione nel volto del suo familiare abituato ad essere sempre accontentato.
Inevitabilmente qualcosa creerà un disappunto nel familiare, talmente era convinto di ottenere da lei ciò che voleva.

E' una piccola rivincita, una dimostrazione di carattere che potrebbe portare a spostare gli equilibri familiari ed inoltre è solo quello che naturalmente tutti dovrebbero rispondere in un periodo di difficoltà personale.

Non facciamoci fregare dal voler ESSERE ACCETTATI A TUTTI I COSTI

Uh, che fatica scrivere...
Buona vita a tutti

Pol




sabato 11 marzo 2017

Street Fighter - PERFECT - Percorso Perfetto

Sottotitolo: "La semplicità dei Grandi"


Ciao a tutti,
Vi ricordate Street Fighter? Era un giochino da sala giochi (ormai estinta) degli anni 90.
Lottatori da tutto il mondo si incontravano al meglio delle 2 vittorie e match dopo match la difficoltà aumentava fino allo scontro finale con il temibile Byson (mi sembra di ricordare). 
PERFECT era la vittoria del round senza farsi neanche un graffio.


Chun Li - PERFECT in 2 round.

Sono partito un po' da lontano questa volta...vediamo di arrivare al dunque:

La mia adolescenza l'ho trascorsa per la maggior parte del tempo fuori casa, per motivi che i lettori di vecchia data di ExitPolCesk conoscono bene. Durante i pomeriggi interminabili ho conosciuto molte persone e realtà del mio quartiere, alcune mi facevano pensare a quanto fossi fortunato, altre mi creavano invidia per situazioni alla "mulino bianco" che sapevo di non poter raggiungere.

Kandy è un amico che ogni tanto incontro per caso ad aperitivo e ha lo straordinario potere di contagiarmi con la sua energia positiva e la sua semplicità nell'affrontare la vita, la semplicità dei grandi (ecco il sottotitolo).

I suoi amici sono quelli che potresti definire con la "A" maiuscola, si conoscono da almeno una quindicina d'anni e si sentono frequentemente al telefono; insomma proprio la VERA AMICIZIA.

Non riuscivo a capire come si potesse essere così felici e semplici allo stesso tempo. Quando, durante l'adolescenza andavo a casa sua provavo invidia per il rapporto splendido che i suoi genitori avevano creato con Kandy, oltre al fatto che ovviamente tra marito e moglie ci fosse un amore autentico.
Vedere il padre di Kandy era come vedere lui, sarebbe perfino potuto uscire con noi e fare le stesse battute di suo figlio!

Ok...ho trovato una famiglia stupenda, quella che potresti definire "THE REAL MULINO BIANCO".

Kandy poteva concentrarsi tranquillamente nel portare avanti le sue passioni e la sua crescita sia intellettuale che sociale e lavorativa con una potenza alle spalle invidiabile. Per questo ha seguito fino in fondo le sue passioni, suona in svariati gruppi rock della zona e lavora sempre nell'ambito musicale con discreto successo.
Badate bene che ho scritto "discreto" perché Kandy non è un arrivista, lui non vive per lavorare ma usa il lavoro solo come mezzo per poter vivere, la cosa più importante per lui è stare nel mondo e socializzare, se poi dovesse servirgli di più, ha tutti i mezzi per poterselo prendere.

Un po' lo invidio ma molto di più lo STIMO per la semplicità e la sicurezza con cui ottiene quello che vuole e anche per la sua gioia innata di vivere.
Una persona che attira persone attorno a se in modo naturale.

E il cerchio si chiude:
"YOU WIN - PERFECT!"

Ovviamente Ken (il biondo) rappresenta la sfida della vita

Non tutti possiamo avere le stesse capacità e la stessa fortuna di Kandy, ma invece di crogiolarci nella nostra situazione e ripeterci giorno dopo giorno quanto siamo stati sfortunati  e che non combineremo mai niente, prendiamo spunto dalle persone che abbiamo conosciuto e cerchiamo di coglierne i segreti del successo e un pochino di farli nostri. Solo così, con fatica, potremo considerarci appagati e soddisfatti.

Buona giornata

Pol




sabato 4 febbraio 2017

Amico mio, hai gettato la spugna

Ciao a tutti,
colgo l'occasione per ricordare a la vicenda del L'amico di sventura e la terribile situazione, un vecchio post del 2015, visto che non troppo tempo fa lo avevo sentito per telefono.

Rispetto alla situazione in cui avevamo lasciato le cose, il mio amico, che per comodità chiamerò Michele, è riuscito a mettere in piedi tutta la burocrazia per l'assistenza sociale che lo Stato può dare.

Mica male per una persona che soffre di disturbo bipolare!

Dopo tutta questa trafila, Michele percepisce per una somma di invalidità e limiti di reddito, una cifra mensile di circa 800 euro. 
Non chiedetemi i dettagli di questo importo perché viene mal di testa solo a pensare a quante scartoffie si devono presentare ma, a parte questo, quando ho sentito la notizia, la mia prima impressione è stata di sollievo. La mancanza di soldi aveva iniziato a prendere il sopravvento, un'ossessione nella sua testa, un comportamento comprensibile ma, successivamente ho pensato che anche lui, come tanti, non sia riuscito a divincolarsi dai legacci che crea il pensiero ricorrente di essere malato.

Cerco di spiegarmi meglio...

Dopo il ricovero, in questo caso per disturbo bipolare, si inizia un iter di cura volto a evitare che la crisi si ripresenti e per far si che l'assistito non faccia male a se stesso e soprattutto alla società.
Tempo fa questo iter non era così stringente e molte crisi che adesso vengono etichettate come disturbo bipolare passavano sotto la voce di "esaurimento nervoso", termine socialmente molto più accettabile che permetteva una più rapida riabilitazione.
L'iter attuale è fatto di colloqui mensili con psichiatri e somministrazione di psicofarmaci più o meno "potenti" a seconda della crisi; in aggiunta potrebbe essere associata una terapia psicoterapeutica (colloqui con psicologi e quindi nessun altro farmaco aggiuntivo).

Come potete ben capire, già la mente del paziente lavora annebbiata per gli psicofarmaci e in più il suo pensiero per tutto l'anno solare è quello di aver bisogno di cure e di programmare i vari appuntamenti. 

E' ovvio che cercare di rialzarsi dal tappeto e trovare un lavoro è un'impresa titanica...e allora getta la spugna!

Non arrendersi mai...


Mi dispiace, mi dispiace veramente tanto per Michele, spero che possa in qualche modo leggere queste mie riflessioni e convincersi che nessuno ti aiuta a questo mondo se non te stesso.

Saluti

Pol








domenica 1 gennaio 2017

Madri egoiste che fagocitano le vite dei figli

Ciao a tutti,
Natale è passato...per fortuna...
Le festività natalizie mi hanno sempre messo un po' di ansia per regali, ritrovi familiari e maggior tempo libero a disposizione.
La vigilia mi sono "impegnato" nell'organizzazione del pranzo e per questo ho preparato le lasagne al ragù a casa dei miei familiari. 
Durante il tragitto, avendo finito le sigarette, mi sono fermato in un bar tabacchi di paese e mi sono trovato ad osservare una di quelle scene quotidiane di rapporto innaturale madre-figlio. 
Il bar tabacchi è gestito da una arcigna signora ultra-sessantenne e da suo figlio quarantenne(?), quest'ultimo, decisamente sovrappeso e con un espressione poco felice, mi ha distrattamente servito, impegnato in uno degli "immagino" tanti battibecchi con la madre.
Al termine del mio acquisto la mia mente si è focalizzata sul problema delle madri egoiste e di come goccia a goccia, giorno dopo giorno, condizionino le esistenze dei propri figli, in questo caso maschi, ma non è la totalità dei casi.
Posso parlare per esperienza personale e quindi sono molto sensibile all'argomento visto che solo circostanze esterne al mio rapporto con mia madre hanno interrotto e quindi impedito che continuasse quella quotidianità malsana.

L'espressione del figlio della donna, mi ha portato con i ricordi ad un mio recente passato, ho rivisto l'espressione di chi assume quotidianamente psicofarmaci per cercare di curare una depressione che arriva da molto molto lontano e che non ha compreso senza sapere che un cambio di ambiente e mentalità è molto più potente di qualsiasi rimedio chimico-farmaceutico.

Il problema dell'errato rapporto madre-figlio, dopo averlo provato sulla mia pelle, l'ho rivisto in molte altre occasioni (quando si ha familiarità con una malattia si è molto più vigili). 

Per esempio, una madre che chiama il figlio al cellulare incessantemente per sapere con chi è e cosa sta facendo, oppure una madre che cucina 24 ore su 24 per i figli ormai cinquantenni per la smania di SENTIRSI ANCORA IMPORTANTI per qualcuno.
Riporto poi lo sfogo di un mio amico medico che durante i suoi studi di medicina doveva anche assistere la madre malata; questa sua dedizione alla madre protratto per lungo tempo gli ha causato un periodo di forte depressione perchè un conto è occuparsi di una persona nel momento del picco di emergenza, un altro è l'assistenza specializzata che spetta ad esperti del settore e non certamente a quei poveri figli sventurati. Non dimentichiamo che poi è consuetudine accusare quest'ultimi di essere pessimi figli che abbandonano i propri genitori.

Ritornando all'esempio del bar-tabacchi, esiste in questi casi un filo conduttore non di poca importanza: le MADRI SONO SPESSO VEDOVE e quindi devono, a mio parere, in qualche modo compensare la mancanza del marito rivedendolo nel figlio maschio.

Questo modo di comportarsi impedisce di fatto ai figli di imparare a contare sulle proprie forze, rendersi indipendenti, andare a vivere in una propria casa, trovare magari l'amore e quindi di fatto creare una nuova famiglia.

A quel punto sì che la vecchia madre si potrebbe sentire utile in modo normale e sapete come? 

FACENDO LA NONNA!

 Separare il cordone ombelicale così lungo e duraturo è un'azione molto difficile da compiere se due individui vivono in una tale simbiosi.

Mamma e figlio, una lunga vita insieme

Rifletteteci...
Vi saluto e vi faccio i miei migliori auguri di Buon Anno 2017.

Pol 


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