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Pol Cesk

mercoledì 9 ottobre 2019

Back to the S.S.N.

Ritorno al Sistema Sanitario Nazionale

Buongiorno a tutti,
ho iniziato con il botto questa volta!
Oggi vi scrivo della mia andata e ritorno dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN) un po' come se fosse un viaggio nel tempo verso il passato, con diverse esperienze alle spalle, alcune decisamente positive.

Tutto è iniziato molto tempo fa, ormai sono passati più di dieci anni da quando ho avuto il primo impatto con il SSN  cercando di curare un'inadeguatezza di vivere che sentivo. E' stato tutto molto difficile perché ho incontrato un primo psichiatra che forse sarebbe stato meglio non avessi mai incontrato e dopo sono stato assegnato ad un'altra dottoressa con la quale non riuscivo a parlare per niente perché mi sembrava che rispondesse in modo automatico a tutti i pazienti. Adesso non voglio tediarvi e quindi vi rimando al capitolo Esperienza di disturbo bipolare per chi è curioso e non ha ancora letto.

Da quell'esperienza tutto è andato verso il peggio: sono stato ricoverato e lì ho conosciuto quella che poi è diventata la mia nuova psichiatra che lavorava sia in reparto che nel privato. Mi sono trovato bene, avevo bisogno di fare chiarezza dopo quel momento buio e nel privato ho trovato quell'attenzione che purtroppo nel pubblico non sono riuscito a trovare in quel momento.

Non scrivo questo post per parlare male del SSN, ma per chiudere una sorta di cerchio che mi ha riportato qui, da quella psichiatra del servizio pubblico che avevo lasciato per passare al privato.

Perché sono tornato al pubblico?
La verità è che non sento più l'esigenza di andare dalla psichiatra privata per il semplice fatto che sono passati degli anni, sono stabilizzato con la terapia e, infine ho più altre cose da raccontarle. Dovendo comunque seguire una terapia farmacologica (il paziente non può rimanere in balia di sé stesso per l'assunzione delle medicine prescritte), la dottoressa mi ha detto: "Ritorni al pubblico, non vorrà mica darmi la responsabilità di lasciarla solo con il suo problema?". Io ho risposto: "Okay, ritorno al pubblico, sperando di trovare un ambiente diverso da quello che ho lasciato".

Al ritorno al SSN, ho subito trovato alcune complicazioni. Dovevano riaprire la mia cartella, come se non fossi mai stato lì e, invece, conoscevo tutti gli infermieri che mi hanno curato per tempo, ricordando il disagio che mi accompagnava. Dopodiché mi hanno fatto compilare un sacco di scartoffie e poi sono dovuto andare al distretto medico per l'esenzione del ticket per patologia. Per il resto, ho trovato un SSN più spento rispetto a dieci anni fa, si vedono gli effetti della privatizzazione delle cure mediche. Anche il raggruppamento delle unità sanitarie territoriali sta dando i suoi effetti negativi con un numero sempre maggiore di pazienti per singolo medico e, quindi maggiori disagi soprattutto per la sanità mentale.
Mi dispiace che il nostro SSN venga sempre più ridotto all'osso perché, nei vari anni di cura, ho conosciuto (ed erano la maggioranza) infermieri preparatissimi, persone alle quali piace il proprio lavoro e che vogliono veramente aiutare chi sta passando un momento di difficoltà. Nel servizio pubblico ho incontrato, non lo dimenticherò mai, anche la psicologa che mi ha insegnato come curare la fobia sociale attraverso la terapia cognitivo-comportamentale (per approfondimenti vi invito a leggere Terapia della fobia sociale) ed è stato...

Un successo della mia vita! Per ora...

Ora ho la cartella clinica riaperta, rinnovato l'esenzione per medicine, visite e tutto il programma di monitoraggio dell'assunzione della terapia, come nel privato. Tra l'altro devo fare di nuovo l'elettrocardiogramma perché, come mi è stato spiegato, l'assunzione di psicofarmaci può far insorgere problemi al cuore, a lungo andare. (Help me!)

Cercando di tirare le somme di questo discorso, non so se questa mia scelta si rivelerà corretta o sbagliata, solo il tempo potrà dirlo, per il resto, rimango sempre vigile, cerco di monitorarmi sempre nei miei livelli di energia, sonno, eccetera, eccetera.
Ricordatevi che nessuno ci può aiutare meglio di noi stessi, quindi teniamoci stretti la nostra salute mentale, non facciamoci abbattere da chi dice che sei "strano", "sei matto", "non combinerai niente nella vita". Andiamo avanti a testa alta, sempre rispettosi del prossimo e accettando critiche e consigli solo da chi sappiamo che ci vuole bene.

Ah, dimenticavo, volevo lasciarvi una battuta per ridere un po' di questa assurda situazione: sapete cosa mi ha detto la psichiatra del servizio pubblico quando sono ritornato all'appuntamento da lei? "Ah, salve, bello vedere che sta bene, ricordo che le nostre sedute erano particolarmente impegnative per me". Beh! Direi che sono capitato in buone mani. Cosa ne pensate?

Saluti dal SSN

Pol

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